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Quartetto casa di bambola

Progetto: Affari di famiglia

Progetto: La scena alle donne

9 – 14 febbraio 2016

da Henrik Ibsen
riscrittura scenica e regia Emanuela Giordano

Lo spettacolo

Quattro attori e una regista si interrogano sulle contraddizioni e le dinamiche espresse da Ibsen nella relazione tra uomo e donna: potere, possesso, erotismo, danaro. Scoprono che da allora, da quando Ibsen scrisse Casa di Bambola, le cose sono si, cambiate, ma le dinamiche e gli equilibri all’interno di una coppia sono forse le stesse.  Il quartetto in scena ci accompagna passo passo nell’opera che suscitò grande scalpore in tutto il mondo, tanto che alcune produzioni suggerirono di apporre cambiamenti radicali nel finale, giudicato improponibile.

Casa di Bambola ha infatti avuto tre finali diversi ma solo l’originale è quello approvato dall’autore. Questi tre finali, fin’ora mai messi in scena, sono raccontati e interpretati per la prima volta.  Ci aiutano a capire la portata dirompente del testo  giudicato troppo spregiudicato se non addirittura amorale.

In Europa, alla fine dell’Ottocento, non era ancora tutelato il diritto d’autore. Gli impresari erano più attenti alle reazioni del pubblico (perbenista) che al rispetto di un drammaturgo di fama  internazionale come Ibsen. Con la compiacenza degli attori protagonisti, per non minacciare la sacralità dell’istituzione familiare,  impedirono a Nora di uscire di casa,  di fatto la richiusero dentro il suo salotto tutto merletti e cinguettii.  La vollero relegare a tutti i costi dentro la  sua “rassicurante” dimensione domestica, inficiando così il senso stesso dell’opera.

Tutto questo dietro le quinte si intreccia con la storia, grazie anche ad una soluzione di scrittura scenica che mette a fuoco solo le relazioni speculari delle due coppie protagoniste, quella di Nora e Torvald  e quella di Cristina e Krogstad.

Nora, eterna adolescente, moglie bambina in rotta di collisione con le sue  sicurezze, è il contraltare di Cristina, che ha dovuto assumersi fin da piccola il peso di una condizione sociale disagiata, prendendosi carico della sua sopravvivenza e di quella dei suoi familiari. Torvald, lavoratore infaticabile e di successo, arroccato in giochi di ruolo ormai logori, è il contraltare di Krogstad, più volte coinvolto in affari non chiari ma in grado di riscattarsi, di rinunciare a denaro e carriera pur di recuperare un rapporto, forse alla pari, con Cristina.

I ruoli si rovesciano: chi aveva tutto deve ricominciare da capo, trovando nuove soluzioni esistenziali e chi non aveva più nulla, ricomincia a sperare.

La modernità del testo si rivela e ci coinvolge.

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