La scrittura scenica di Condemi dispiega una raccolta di racconti notturni all’insegna dell’horror e dell’insolito, cercando di restituire lo stile, la prosa di Ligotti, la sua capacità di inquietare, senza darne spettacolo, ma restituendone le incrinature oscure con cui si insinua negli spiragli della fragilità umana per inquietare la realtà. Su questa traccia, lo sfondo diventa protagonista e i personaggi appaiono figure indistinte, sole e fragili, sulla soglia del sonno, in balia di allucinazioni che stravolgono la loro percezione della realtà e ne demoliscono le impalcature della coscienza, fino a essere condotti faccia a faccia con l’incubo: uno scrittore e studioso, ossessionato dalla figura di Medusa, vive esperienze allucinatorie che lo portano a scoprire il cuore dell’orrore; una bambina perseguitata dagli incubi cerca di annientare i sogni e le illusioni della vita; uno strano dottore conduce disturbanti esperimenti sulla nostra coscienza; in una galleria d’arte desolata si scoprono inquietanti installazioni, video, nastri registrati che ricordano quanto sia fragile la realtà e ancora, culti antinatalisti, incubi labirintici, visioni ipnagogiche e, sullo sfondo, la città desolata e desolante.