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Stasera ho deciso di venirmi a trovare per fare due chiacchiere con me stesso

28 gennaio 2023

di Antonella Ottai e Bruno Maccallini
liberamente tratto dalle opere di Fritz Grünbaum
con Bruno Maccallini
musiche di Pino Cangialosi
eseguite da Livia Cangialosi

 

 

Lo spettacolo

Il progetto fa parte di Memoria genera Futuro, il programma di appuntamenti promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale in occasione del Giorno della Memoria 2023

Dalle scene viennesi a quelle dei lager nazisti

Bruno Maccallini, nella sua esplorazione dei tanti artisti vittime della Shoah, impersona in questo suo nuovo spettacolo Fritz Grünbaum, eccelso cabarettista, regista e librettista austriaco, mai rappresentato in Italia, che per oltre trenta anni divertì con sketch, riviste e operette irriverenti il pubblico di Vienna e Berlino, prima che il nazismo silenziasse in un colpo solo il doppio personaggio a cui aveva dato vita albergandolo in un unico corpo. Un mattatore dei suoi tempi. In scena i suoi monologhi, tradotti e adattati per l’occasione, in cui dialoga con un “secondo io” litigando sempre con sè stesso. Uno sdoppiamento a lui familiare con cui riuscì a intrattenere fino alla fine anche  i suoi “colleghi” internati a Dachau.

«Prima di affrontare il pubblico, Io, il Grünbaum, parlo sempre con me stesso: non è che parlo da solo, parlo con l’altro me ed è proprio lui che si beve tutto il fiele che mi esce fuori. Perché? Il fatto è che il mio dentro è arrabbiato con il mio fuori.»

Così, litigando con sé stesso, Fritz Grünbaum, autore, librettista e cabarettista austriaco di famiglia ebraica, fra i più salaci e irriverenti del secolo trascorso, per oltre trenta anni ha intrattenuto con sketch riviste operette il pubblico di Vienna e di Berlino, prima che il nazismo silenziasse in un colpo solo il doppio personaggio a cui aveva dato vita albergandolo in un unico corpo. D’altra parte essere feroce con il proprio io, al punto da considerarsi divorziato da sé stesso, gli consente di esserlo ancora di più con l’epoca storica in cui si trova ad operare e di affrontare con disinvolta irriverenza i suoi contemporanei più illustri. Dotato degli accenti e delle tematiche tipiche dell’umorismo ebraico, Grünbaum assume a cifra della sua scena comica la struttura del doppio creando così non solo una straordinaria sintonia con lo spirito del tempo, ma riuscendo a conferire agli enunciati di Freud o di Einstein, per citare i riferimenti più celebri in cui incorrono i suoi sketch, la formula aurea del paradosso comico. Così come sprofonda nel non senso il delirio politico che individui come Hitler o il generalissimo Franco stanno agitando sulla scena internazionale. Se non fossero bastate le sue origini ebraiche, non appena invasa l’Austria, a questi affronti il nazismo non mancherà di presentare il conto, internandolo nei lager dove troverà la morte.

Attraversarne il crescendo nell’ampio repertorio dell’artista provoca non solo la risata amara nei confronti di un grande racconto storico consegnatoci dallo sguardo – anzi dai due sguardi sempre divergenti – di chi ne è stato acuto osservatore, ma lascia scoprire anche il valore, assolutamente attuale, della lotta fra l’eversione del comico e l’inesorabilità degli eventi.

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