Human
9 – 14 aprile 2017
di e con Marco Baliani e Lella Costa
regia Marco Baliani
9 – 14 aprile 2017
di e con Marco Baliani e Lella Costa
regia Marco Baliani
Human è uno spettacolo che, come definiscono i suoi autori Marco Baliani e Lella Costa, vuole indagare “la presenza dell’umano e al tempo stesso la sua possibile negazione. Umano è il corpo nella sua integrità fisica e psichica, nella sua individualità. Quando questa integrità viene soppressa, o annullata con la violenza, si precipita nel disumano.” La prima ispirazione è stata l’Eneide, il poema di Virgilio che celebra la nascita dell’impero romano da un popolo di profughi: in una lectio magistralis tenuta nell’aula magna dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, Marco Baliani è partito dal mito per interrogarsi e interrogarci sul senso profondo del migrare. Poi l’incontro con Lella Costa e la reminiscenza di un altro mito, ancora più folgorante nella sua valenza simbolica e profetica: Ero e Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte dell’Ellesponto. Human parte così dal tema delle migrazioni e dalla volontà di raccontarne l’“odissea ribaltata”, ma che nel suo farsi vira incalzato dagli eventi: al centro si pone lo spaesamento comune, quell’andare incerto di tutti quanti gli human beings in questo tempo fuori squadra. È una ricerca teatrale che riflette su quanto sta accadendo negli ultimi anni in Europa, intesa non solo come entità geografica, ma anche come sistema di valori ed idee, con i muri che si alzano, i fondamentalismi che avanzano, gli attentatati che sconvolgono, i profughi che cercano rifugio. Un esempio di teatro civile che incanta e diverte, rendendo lo spettatore più consapevole e virtuosamente indignato o commosso.
Le testimonianze dirette, i brandelli di vita vissuta, le narrazioni tramandate e quelle elaborate sui fatti contingenti, le riflessioni degli autori, i loro ripensamenti, i contributi in video o scritti di quanti accetteranno di esprimersi sull’argomento contribuendo ad arricchirlo di sfumature, faranno parte del diario di viaggio dello spettacolo che sarà possibile seguire on line giorno dopo giorno sul sito www.progettohuman.it.
Note di regia
L’incontro con l’Altro ha a che fare con lo sguardo, è soltanto guardando l’altrui esistenza che misuro la mia. La qualità di questo sguardo non è sempre identica e, a seconda di come si guarda – con che intensità, profondità, indifferenza, empatia, rifiuto – si possono generare dialoghi e confronti oppure scontri e conflitti. Lo spettacolo Human è costruito sul tema dello sguardo verso l’Altro. Quando, con Lella Costa, abbiamo cominciato a pensare a uno spettacolo che parlasse di questo incontro con la Diversità, con le tante anime racchiuse dentro la definizione di Profugo, da subito ci siamo detti che occorreva evitare ogni retorica e ogni enfasi, e che l’impresa non era affatto semplice. Bisognava mettere al centro il nostro stesso sguardo, non avere paura di essere sprovvisti di solide risposte, dovevamo provare a declinare, di quell’incontro con l’Altro, ciò che più metteva in crisi le nostre sicurezze, le nostre sedimentate convenzioni, fino a rivelare la nostra fragilità e il nostro smarrimento. Non è uno spettacolo che denuncia, fa indignare, informa, spiega, prende posizione, lancia messaggi o appelli. No, è piuttosto un teatro che inquieta, che pone domande e non conosce risposte, che lascia disorientati. Non è composto da una trama o da uno sviluppo drammatico circoscritto. Al contrario, è multiforme, costruito da tanti quadri a sé stanti che aprono e chiudono una situazione, senza rimandi a quella successiva se non per analogie, o per trascinamento, per esempio attraverso un dattero lanciato dal ponte di una nave di crociera e raccolto da una donna in fuga. Lo spettacolo è declinato dalla presenza di un’umanità profuga e dall’ineludibile confronto che questa presenza genera in questa parte di mondo che chiamiamo Occidente. Ma di volta in volta questo confronto genera risposte diversificate, che necessitano di diversi linguaggi, di differenti registri linguistici, di inaspettati punti di vista fuori dal coro. Ci sono dialoghi a più voci, a volte serrati, a volte distesi, ci sono monologhi e ci sono narrazioni, c’è un canto epico, ci sono immagini di corpi impauriti, c’è un frammento di operetta buffa, ci sono inserti di acido cabaret, c’è una poesia, un canto, una musica. È uno spettacolo che ci interroga su quella parola troppo abusata, Umanità, e interroga prima di tutto il gruppo degli attori e attrici, il nostro stare in scena dentro quella parola, con una adesione materica, corporea, al susseguirsi dei cambi di personaggi e situazioni. […] C’è infine un’altra possibilità di incontrare l’Altro, erigere muri, quello che sta accadendo in questa Europa impaurita. In questo caso lo sguardo si richiude in se stesso, si fa buio. Ma in teatro questo non può mai avvenire. È la sua fortuna e il suo destino, essere sempre di fronte, faccia a faccia. Rischiare sempre lo sguardo altrui. Il buio in teatro è solo un modo per riposare gli sguardi e attendere, se meritato, l’applauso.
Marco Baliani
prima ore 21.00
martedì e venerdì ore 21.00
mercoledì e sabato ore 19.00
giovedì e domenica ore 17.00
lunedì riposo
durata 1 ora e 40′ senza intervallo
e con David Marzi, Noemi Medas, Elisa Pistis, Luigi Pusceddu
musiche originali Paolo Fresu con Gianluca Petrella
scene e costumi Antonio Marras
scenografo associato Marco Velli
costumista associato Gianluca Sbicca
luci Loïc Francois Hamelin e Tommaso Contu
foto Zani Casadio
produzione Mismaonda, Sardegna Teatro e Marche Teatro