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In canto in veglia

20 – 22 marzo 2015

di e con Elena Bucci

TRA CIELO E TERRA

Spettacolo vincitore de I Teatri del Sacro 2013

Lo spettacolo

Certo che lo sapevo che sarebbe toccato anche a me, come a tutti.

Certo che lo sapevo che nessuno è immortale, nemmeno la mia mamma, nemmeno coloro che amo.
Ma in fondo ai pensieri, laggiù dove non si arriva mai a guardar bene, c’era una vocina che canterellava ‘tanto a me non succede, tanto ce la faccio, tanto l’amore è più forte della morte, tanto vi ritrovo, tanto non vi perdo…’
Poi accade di attraversare davvero la morte e la mancanza, e si capisce di non avere capito niente.
Il tempo si sfalda e si frantuma trascinando con sè tutte le ancore e le minuscole certezze, la sua rotonda superficie si stempera in faglie che scivolano una sull’altra così che l’infanzia si sovrappone al presente, il futuro si annebbia e tornano vicine le voci e le presenze di coloro che se ne sono andati.Sembra di poter loro telefonare, sembra di poter tornare, soltanto con un viaggio in macchina o in treno, non solo nei luoghi del passato, ma proprio indietro nel tempo, in quel preciso pomeriggio nel quale facemmo merenda nel cortile, nel quale suonammo con loro il pianoforte o demmo da mangiare alle galline. Sembra di risentire il grido del maiale sgozzato e le risate di chi lo cucinava, tornano tutte le canzoni e tutti i suoni in un’agguerrita gara tra dolcezza, rabbia, ferocia, rimpianto e amore e non si sa più dove si sia.Emergono a lampi in forma di suoni e parole ricordi veri e ricordi inventati, i racconti del contafiabe che non conobbi mai, le lezioni di maestri che si trasformarono in aquile, le rimostranze di angeli custodi ridotti alla dimensione di lucciola perché dimenticati e riapparsi offesi ma pronti ad aiutare in forma di folletti, le biografie di personaggi realmente vissuti che trascolorano nella dimensione mitica degli eroi, le ribellioni di nonne e ave con il dono del canto che, ormai libere dal loro destino personale di malattia e miseria, finalmente volano nell’aria per viaggiare dalla terra al mare.

In questo luogo immaginario e assai concreto che è il teatro, tutto fatto di presente che si disfa, sia che si tratti di una chiesa che di un campo che di un palazzo abbandonato o un palcoscenico, celebro il mio rito personale e collettivo della trasformazione del dolore. Divento i personaggi che amo e ho amato, mi perdo e mi ritrovo, divento io stessa canto e racconto.

E ti perdo e ti lascio andare. E non ti perderò mai.

Elena Bucci

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