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Il teatro che danza

20 – 28 giugno 2016

Lo spettacolo

Anche il 2016 è un anno in cui il Teatro di Roma danza. Il teatro che danza è infatti la nostra finestra aperta alla creatività che usa il corpo in movimento, alle plurali forme della performance di oggi, alle nuove tendenze del teatrodanza, del teatro fisico, del teatro dei corpi e d’azione. La nostra vetrina comprende sia nomi già affermati sia autori da scoprire così come altri in emersione, partendo in prima istanza dagli artisti che a Roma operano, e suggeriamo al nostro spettatore di considerarla tenendo conto che siamo partner del festival Romaeuropa, che nei nostri due teatri, Argentina e India, propone il meglio della scena internazionale e le novità più fresche del panorama italiano.

Cominciamo con Virgilio Sieni che firma Le Sacre, dalla Sagra della primavera di Stravinskij, con un Preludio, sempre diretto dal coreografo fiorentino, su musica originale di Daniele Roccato. L’incontro con la celebre partitura del compositore russo dà origine a uno spettacolo corale, nel quale la frammentazione/segmentazione del gesto e dei movimenti, tipici del linguaggio di Sieni danno ancora più drammaticità al senso del rito che la musica esprime.

A seguire, all’interno del ciclo dedicato ai Teatri del Sacro, il festival diretto da Fabrizio Fiaschini a Lucca, ecco Corrispondenze, con coreografie di Claire-Lise Daucher e Roberto Aldorasi: è l’incontro fra due donne, una che ha scelto la clausura l’altra l’affermazione professionale, l’una proiettata tutta nel mondo l’altra lontana dai ritmi contemporanei. Due sorelle vicine e lontane, con alle spalle un nodo famigliare da sciogliere, ciascuna alla ricerca di se stessa e dell’altra.

Michele Di Stefano ritorna al Teatro di Roma con una composizione d’ensemble: Impression d’Afrique, creata nel 2013, attraverso la quale perlustrare l’esotico in maniera del tutto originale. Qui è l’Africa testimoniata nell’omonimo romanzo di Raymond Roussel del 1910. Sono tutti pretesti, o netti punti di partenza e di ispirazione per proseguire nella ricerca coreografica così speciale e unica di mk, dove le storie si disperdono per lasciar spazio a personaggi che paiono ancora una volta nipoti di Beckett o figli di un immaginario tutto non-senso, estremamente poetico, fra conturbazioni e “simpatie”.

Fabrizio Favale, con la sua compagnia Le Supplici, presenta invece Ossidiana. E’ certo la natura, la materia primordiale, il punto di partenza di questa coreografia che attiva dinamismi continui in un costante fluire dei corpi nello spazio, quasi reazioni chimiche fra elementi diversi eppure incatenati, in una danza di bel fascino.

Torna Enzo Cosimi, cui il Teatro di Roma tiene molto, con la sua lunga ricerca coreografica, energica, sorprendente, densa, conturbante, mai scontata, acida e insieme poetica. Estasi è il secondo tassello del trittico dedicato alle passioni dell’anima. Estasi come stato estremo del desiderio, fra erotismo e misticismo, per sfiorare alla sua maniera il combattimento amoroso fra eros e thanatos, con tocchi pop e punte sublimi, e col consueto tocco teatrale.

Torna anche la coreografia silenziosa, quasi sussurrata, mai violenta o forzata di Julie Ann Anzilotti. In Theatre Dances la Compagnia Xe è questa volta all’opera con un quartetto d’interpreti per indagare i confini fra solitudine e relazioni, assenza e presenza, a se stessi e agli altri, in una coreografia composta di brani per ambienti diversi, e per piccoli gruppi di spettatori, attraverso la quale mettere a nudo e attivare in modi inediti anche la relazione fra performer-danzatore e spettatore-testimone.

Salvo Lombardo è figura singolare di attore-performer-coreografo-danzatore, alle sue prime creazioni, come questa Casual Bystanders, con protagonista un trio di d’interpreti, fra i quali lo stesso autore: si tratta di una partitura di gesti, movimenti, azioni nello spazio dedotti dall’osservazione di movimenti e gesti degli astanti veri in spazi pubblici e ambienti urbani. Ne risulta quasi un precipitato dei corpi viventi, concreti, quotidiani che abitano le nostre città. Trasfigurazione della mimesi, dunque, fra astrazione e invenzione.

Michele Pogliani propone una coreografia corale, #Black 2.0 nella quale dipana il proprio linguaggio coreografico debitore di maestri del moderno come Cunningham, Childs, Wilson. Musica e buio disvelano i corpi nella loro dimensione ambigua, quasi imperscrutabile. Una creazione dove il mistero, l’intravisto, la notte, il nascosto sono elementi che diventano materia pura, magmatica.

Il percorso dedicato al teatro che danza si chiude con una ospitalità internazionale di tutt’altro segno. Dalla Bulgaria approda Ballet Arabesque, una delle formazioni storiche di questo paese, con una proposta dal gusto più tradizionale seppure reinventata: Carmen Collection rivisita la Carmen di Bizet adottando la forma di un vero e proprio defilè di moda. Qui l’abito fa letteralmente il danzatore e la danzatrice. Uno spettacolo per tutti, che omaggia la tradizione trasfigurandola con gusto pop e contemporaneo.

Antonio Calbi
Direttore del Teatro di Roma – Teatro Nazionale

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