Chiude la trilogia, Un eschimese in Amazzonia, spettacolo vincitore del premio Scenario 2017, che pone un confronto diretto tra la persona transgender (l’Eschimese) e la società (il Coro). Tutto parte da una citazione dell’attivista e sociologa Porpora Marcasciano che evidenzia l’incapacità della società di andare oltre il modello binario di sesso/genere, omosessuale/eterosessuale, maschio/femmina e che quindi racconta la compromissione di un percorso di vita che potrebbe essere dei più sereni e tranquilli. La società, dunque, segue le sue vie precise e strutturate, mentre l’eschimese improvvisa poiché la sua presenza non è contemplata. È un personaggio autentico, specchio della contemporaneità in cui vive, che prova ad avere una visione soggettiva, ma che in realtà è infarcita di luoghi comuni. Un lavoro moderno, dinamico, costruito sul nonsense tipico della illogicità internettiana, con una lingua ritmata, veloce, superficiale espressione del coro e quindi della società odierna. Un linguaggio basato sull’improvvisazione e perciò metafora verticale dell’esistenza dell’Eschimese e, in fin dei conti, di tutti.