Vai al contenuto

Trilogia sull’identità di Liv Ferracchiati

Dal 25 gennaio al 3 febbraio al Teatro India in scena la Trilogia sull’identità di Liv Ferracchiati, l’artista e regista che con la sua riflessione sul genere ha conquistato la scena nazionale. Il racconto di tre storie ordinarie in cui il transgenderismo non è l’unico centro: il tema dell’identità viene indagato per interrogare la nostra natura di esseri umani, ma soprattutto di esseri liberi.

TRILOGIA sull’identità / Liv Ferracchiati

Progetto di The Baby Walk
ideazione testi regia di Liv Ferracchiati

Teatro Stabile dell’Umbria

peter pan guarda sotto le gonne – Capitolo I – 25 – 27 gennaio

stabat mater – Capitolo II – 29 – 31 gennaio

un eschimese in amazzonia – Capitolo III – 1 – 3 febbraio

Dal 25 gennaio al 3 febbraio il Teatro di Roma dedica il palcoscenico del Teatro India alla TRILOGIA SULL’IDENTITÀ di Liv Ferracchiati. Nel suo teatro si dibattono la scoperta e la costruzione del sé nella relazione con il mondo, una partitura artistica che mette in discussione ciò che è  considerato “norma”. Con la sua compagnia The Baby Walk, l’artista e regista ha conquistato la scena nazionale attraverso La Trilogia sull’Identità, un racconto di storie ordinarie in cui il transgenderismo non è l’unico centro: il tema dell’identità viene indagato per interrogare la nostra natura di esseri umani, ma soprattutto di esseri liberi.
Sentimenti, vite di personaggi diversi alle prese con la propria natura: un vero e proprio percorso mentale che conduce alla costruzione dell’identità dell’individuo. In scena tre diverse proposte di linguaggio in cui fondamentale è la «parola»: Peter Pan guarda sotto le gonne mostra la parola come mancanza, dunque impossibilità di comunicare per chi, nato in un corpo femminile, fin dall’infanzia sente di essere altro ma non possiede ancora le parole per dare forma alla percezione di sé (25/27 geno); Stabat Mater (Premio Hystrio Nuove Scritture di Scena 2017) trasforma le parole in uno strumento per affermare un’identità, raccontando la storia di un trentenne scrittore che vive al maschile in un corpo dalle sembianze femminili (29/31 gen); Un eschimese in Amazzonia (Premio Scenario 2017), in cui la parola diventa metafora della fragilità di qualsiasi forma scegliamo per noi stessi e dell’impossibilita di raccontarla pienamente agli altri (1/3 feb).

 «La raccolta dei materiali per questo progetto inizia nel 2013 e siamo arrivati alla conclusione che la transizione è, prima di tutto, un percorso mentale verso la costruzione dell’identità di un individuo.  I cambiamenti fisici, seppure fondamentali per alcune persone transgender, non crediamo siano il fulcro della questione e, a poco a poco, non sono più stati nemmeno il fulcro della nostra indagine – racconta Liv Ferracchiati  Andando avanti nel nostro percorso teatrale ci siamo accorti che non era poi così interessante nemmeno l’identità di genere, ma, per dirlo con le parole di Paul B. Preciado: “La cosa importante era opporsi alla standardizzazione che identifica come patologia quello che non riconosce. Il resto è una tassonomia, un sistema di classificazioni”.Il materiale raccolto è stato ripartito in tre spettacoli, dando vita a tre differenti proposte di linguaggio: Peter Pan guarda sotto le gonne, mostra la parola come incapacità di comunicarsi, Stabat mater la innalza a strumento di rappresentazione e ricostruzione della propria identità, mentre in un eschimese in amazzonia diventa metafora della fragilità di qualsiasi forma scegliamo per noi stessi».

Si inizia dal 25 al 27 gennaio con Peter Pan guarda sotto le gonneprimo capitolo della Trilogia, che racconta l’infanzia di un undicenne degli anni ’90 nato in un corpo femminile, osservando come il transgenderismo possa assumere le sembianze della spontaneità e persino della tenerezza. È la storia della difficolta di affrontare una transizione, un periodo di passaggio, anche solo mentale, che porta via ogni certezza. Proprio come accade a Peter Pan, che ha paura perché non capisce cosa gli sta succedendo. Questo timore ha origine dall’incapacità di narrare perfino a se stesso ciò che sta provando, e ciò che gli sta accadendo, essendo completamente all’oscuro dei termini e dei nomi per quello che intimamente percepisce di sé. In suo aiuto giunge Tinker Bell, «la Fata che esiste», che svolge per lui il ruolo di mentore o, meglio, una sua grottesca, verbosa imitazione, spingendolo verso la sua intima natura e accompagnandolo nella scoperta di quello che si nasconde dietro le apparenze. Wendy, invece, ragazzina dotata di spavalda femminilità, diventa per Peter un acceleratore della consapevolezza; l’Ombra, interpretata da un danzatore, rappresenta la natura e, forse, il futuro di Peter. Una drammaturgia che si disvela attraverso un linguaggio semplice e realistico, tipicamente adolescenziale, accompagnato dalla danza che va a tratteggiare le zone di senso che la parola fatica ad esprimere.

La trilogia prosegue con Stabat Mater, in scena dal 29 al 31 gennaio. Questo secondo capitolo indaga la vita di Andrea, uno scrittore trentenne, colta nella sua ordinarietà, nonostante stia attraversando una situazione straordinaria: vivere al maschile avendo però sembianze femminili. Nella pièce Si intrecciano tematiche come l’emancipazione dalla madre e le difficoltà di diventare adulti, scardinando un sistema di certezze consolidate. Pause, relazioni, ritmi martellanti o rarefatti si alternano a veri e propri monologhi in metrica, che rivelano gli stati d’animo più intimi del protagonista, e nei quali emergono tutte le sue passioni; come quando, ad esempio, si innamora della sua analista e si scaglia contro l’anello che la donna porta al dito, emblema delle convenzioni sociali che lo opprimono e a cui si oppone con tutte le sue forze. Vuole distruggerlo e sente che la “natura”, solidale, si impenna e sconvolge il Mondo con spaventosi cataclismi, condannando a morte la Norma ostile a lui e al suo amore.

Chiude la trilogia Un eschimese in Amazzonia, spettacolo vincitore del premio Scenario 2017, che pone a diretto confronto una persona transgender (l’Eschimese) e la società (il Coro), a partire da una citazione dell’attivista e sociologa Porpora Marcasciano che evidenzia l’incapacità della società di andare oltre il modello binario di sesso/genere, omosessuale/eterosessuale, maschio/femmina. La societa, dunque, segue le sue vie precise e strutturate, mentre l’eschimese improvvisa poiché la sua presenza non è contemplata. Si tratta di un personaggio autentico, specchio della contemporaneità in cui vive, che prova ad avere una visione soggettiva, ma che finisce in realtà per essere infarcita di luoghi comuni. Un lavoro moderno, dinamico, costruito sul nonsense tipico della illogicità dell’internet, con una lingua ritmata, veloce, espressione del coro e quindi della società odierna. Un linguaggio basato sull’improvvisazione e perciò metafora verticale dell’esistenza dell’Eschimese e, in fin dei conti, dell’esistenza di tutti noi.

25 – 27 gennaio
orari spettacolo: venerdì e sabato ore 20  – domenica 17 / durata 70 minuti
PETER PAN GUARDA SOTTO LE GONNE

Trilogia sull’identità – Capitolo I
Progetto in tre Capitoli di The Baby Walk
Ideazione e Testi di Liv Ferracchiati

drammaturgia Greta Cappelletti e Liv Ferracchiati
con Linda Caridi/Wendy, Luciano Ariel Lanza/Ombra, Chiara Leoncini/Tinker Bell, Alice Raffaelli/Peter. Con le voci di: Ferdinando Bruni e Mariangela Granelli. Aiuto regia, coreografie e costumi Laura Dondi.
Scene e foto di scena Lucia Menegazzo – Disegno luci Giacomo Marettelli Priorelli – Fonico Giacomo Agnifili
Direttore di scena Emiliano Austeri – Segretaria di Compagnia Sara Toni – Teaser e Promozione Andrea Campanella
Produzione The Baby Walk-Teatro Stabile dell’Umbria con il sostegno di Campo Teatrale Milano e CAOS-Terni

29 – 31 gennaio
orari spettacolo: tutte le sere ore 21 / durata 85 minuti
STABAT MATER

Trilogia sull’identità – Capitolo II
Progetto in tre Capitoli di The Baby Walk
Ideazione e Testi di Liv Ferracchiati

Regia di Liv Ferracchiati
con Linda Caridi/Fidanzata, Chiara Leoncini/Psicologa, Alice Raffaelli/Andrea e la partecipazione video di Laura Marinoni nel ruolo della Madre. Dramaturg di scena Greta Cappelletti – Aiuto regia e costumi Laura Dondi – Scene e foto di scena Lucia Menegazzo Disegno luci Giacomo Marettelli Priorelli – Fonico Giacomo Agnifili – Direttore di scena Emiliano Austeri – Segretaria di Compagnia Sara Toni -Teaser e Promozione Andrea Campanella – Riprese e montaggio Video Studio Carabas. Locandina Ehsan Mehrbakhsh
Produzione Centro Teatrale MaMiMò e Teatro Stabile dell’Umbria/Ternifestival. Residenza Campo Teatrale Milano
in collaborazione con Residenza Artistica Multidisciplinare presso CAOS – Terni. Si ringrazia Gabriele Dario Belli e ForToMan.

1 – 3 febbraio
orari spettacolo: venerdì e sabato ore 21  _ domenica 18 / durata 65 minuti
UN ESCHIMESE IN AMAZZONIA

Trilogia sull’identità – Capitolo III
Progetto in tre Capitoli di The Baby Walk
Ideazione e Testi di Liv Ferracchiati
Scrittura scenica degli Interpreti

Scrittura scenica di e con Greta Cappelletti/Coro, Laura Dondi/Coro, Liv Ferracchiati/Eschimese, Giacomo Marettelli Priorelli/Coro, Alice Raffaelli/Coro – Costumi Laura Dondi – Disegno luci Giacomo Marettelli Priorelli – Suono Giacomo Agnifili – Organizzatrice di Compagnia Sara Toni – Produzione Teatro Stabile dell’Umbria, Centro Teatrale MaMiMò, Campo Teatrale, The Baby Walk in collaborazione con Residenza Artistica Multidisciplinare presso Caos –Terni

Gli spettacoli

Iscriviti alla newsletter